A volte non scegli davvero. A volte puoi solo sopravvivere. Parlare di privilegio economico è anche questo: riconoscere che non tutti partiamo dallo stesso posto e con gli stessi strumenti, né abbiamo le stesse reti e sicurezze a cui tornare.
Eppure, spesso, quelli che possono permettersi coerenza assoluta sono quelli che per primi puntano il dito, molte volte senza esporsi, senza analizzare gli strati di complessità verso il quale il loro dito indice sta puntando.
Parlare di privilegio economico, secondo me, serve a smascherare i meccanismi che ci dividono. Ma la sola consapevolezza non basta: serve organizzarsi, unire fragilità e rabbia, non per redimersi, ma per cambiare le condizioni materiali che ci obbligano a questi compromessi. Perché la solidarietà non è uno slogan: è un’azione collettiva.
Guardare in faccia le contraddizioni è il primo passo per affrontarle insieme.
